Recensione – “Berlino 2.0” di Mathilde Ramadier e Alberto Madrigal

Nonostante il titolo piuttosto hipster, avevo intuito che dietro la parvenza “in” di questo fumetto si celasse una nemmeno troppo velata critica sociale. Ad essere sincera, non ero comunque pronta a questo.

Non è una lettura pesante, eh, tutt’altro. Scorre bene, forse anche troppo visto l’argomento.

TRAMA:
Margot, ragazza francese di 23 anni, è riuscita ad ottenere una borsa di studio per il dottorato in filosofia e ciò le ha permesso di trasferirsi a Berlino. All’inizio l’entusiasmo la fa da padrone, vuole conoscere e scoprire la città alla quale tutta l’Europa guarda con ammirazione, però…
Diciamo che la metropoli delle opportunità non è esattamente come se l’aspettava. Il lavoro c’è ma le condizioni sono più che discutibili, i contratti rasentano il ridicolo, ha seri problemi con la copertura sanitaria.
Anche le persone che la circondano, sia chi è originario di lì sia chi si è trasferito come lei, lottano tutti i giorni per mantenere una situazione accettabile.

Sarò diretta: purtroppo non mi ha fatto impazzire. (NB: quest’ultimo è un giudizio soggettivo). Come ho accennato prima, si fa leggere, ma a tratti mi è parso che per ottenere questa “leggerezza” si siano andate a creare delle lacune nella narrazione, magari approfondendo meglio alcuni aspetti il risultato finale sarebbe stato migliore.

Oltre a questo, non ho apprezzato molto il tono dell’opera. In fondo, anch’io vivo in una capitale europea (non sto paragonando Roma a Berlino) e posso capire che per quanto si possa amare una città è inevitabile vedere i suoi difetti, specie quando sono così importanti. Ma non sono questi i sentimenti che mi sono arrivati. Al contrario, quello che mi ha lasciato è stato un senso agrodolce di chi vorrebbe essere più legato ad una città, ma proprio non riesce. L’amarezza di chi aveva aspettative che si sono poi infrante, oppure di chi si aggrappa forte ai propri ricordi e cerca di dimenticare l’immagine odierna.

Insomma, se siete curiosi posso dirvi che in fin dei conti è una lettura abbastanza piacevole, quando e se vi prende a male ricordatevi che vi avevo avvisati!